BIM come opportunità per la PA: l’approccio 4Days

L’introduzione del Building Information Modeling nella Pubblica Amministrazione nasce da un obbligo normativo, ma oggi rappresenta una grande occasione di evoluzione organizzativa e culturale, oltre che digitale. L’obbligatorietà del BIM, sancita progressivamente dalle normative italiane e pienamente operativa dal 2025, non è soltanto un adempimento tecnico, ma un vero motore di cambiamento.

Ne parliamo con Federico Bravo, responsabile dell’Unità BIM per la PA di 4Days, per uno scambio a ruota libera sull’esperienza maturata personalmente e dall’azienda nell’accompagnare enti pubblici di ogni dimensione in un percorso di adozione consapevole e sostenibile della metodologia.

L’obbligo del BIM può essere percepito da molti come un vincolo. In che modo può invece trasformarsi in un’opportunità per la Pubblica Amministrazione?

Federico Bravo “L’adozione del BIM nella PA nasce sì da un aspetto adempimentale, da un obbligo, ma noi invitiamo sempre a dimenticare questo aspetto. Il BIM, e il suo impatto, è concreto: aiuta le organizzazioni a semplificare e lavorare meglio su un tema complesso come quello delle costruzioni. Se ci appassioniamo al tema e ne cogliamo la sostanza, troviamo rapidamente elementi che ci invogliano ad adottarlo. Viceversa, se lo viviamo solo come obbligo, incontreremo resistenze. E la resistenza, nei fatti, è una barriera difensiva: nasce quando non si hanno ancora gli strumenti per comprendere dove si va oppure dove ci si trova ad affrontare qualcosa che non si domina pienamente.”

4Days lavora con la PA su questi percorsi dal 2018. Come si è evoluto il vostro approccio?

Federico BravoDal 2018 affrontiamo il contenuto del BIM sotto diverse prospettive: formazione, adozione, sperimentazione. Nel tempo abbiamo tracciato un iter metodologico consolidato, ma ci tengo a sottolineare sempre che il metodo - di per sé - non ha valore senza una corretta interpretazione. Ogni amministrazione ha la propria cultura, la propria storia, i propri ritmi. Avere un metodo di riferimento è utile solo se lo si sa leggere e mettere in relazione con attenzione al contesto in cui si opera.”

Si parla spesso di “change management”. In che modo questo concetto si applica al BIM nella PA?

Federico Bravo “Le nostre competenze storiche vanno oltre il BIM: riguardano il change management, cioè la gestione del cambiamento organizzativo. Il BIM non cambia solo il modo di gestire gli appalti, ma spesso l’organigramma, i processi, gli strumenti. È un cambiamento radicale, a tutti gli effetti. Un’organizzazione è definita da identità, visione, missione, valori, modelli organizzativi, processi e strumenti digitali; tutto ciò insiste su una cultura costruita nel tempo. Quando introduciamo il BIM, agiamo proprio su questi elementi, e il compito del change management è aiutare le persone a superare il momento di transizione — quello squilibrio temporaneo che serve per raggiungere un nuovo equilibrio.”

Come aiutate concretamente le PA a superare la resistenza al cambiamento?

Federico BravoCon un approccio pragmatico, step by step, che alterna formazione, sperimentazione e accompagnamento operativo. Crediamo molto nel valore della sperimentazione pratica: non si può interiorizzare un nuovo metodo solo ascoltandolo, bisogna viverlo. Per questo nei nostri percorsi formativi la parte esperienziale è centrale: è il momento in cui si supera l’imbarazzo iniziale e si acquisisce consapevolezza. Formazione e sperimentazione vanno sempre insieme, e la curiosità — più dell’adempimento — è la leva che trasforma la resistenza in interesse.”

Da dove parte il vostro percorso di accompagnamento?

Federico BravoDal misurare l’organizzazione. Ogni realtà è diversa: una Regione, un Comune, un’azienda sanitaria, un ufficio tecnico. Serve capire dove si è e da dove si parte, per definire un percorso realistico. Applicare un manuale standard sarebbe impensabile: il BIM è una metodologia che va calata su un’organizzazione definita, altrimenti genera solo entropia. Il primo obiettivo è sempre rendere la metodologia interessante e comprensibile, partendo dai problemi reali che il BIM può risolvere.”

La piattaforma ACDat (CDE) viene spesso citata come elemento chiave. Perché?

Federico Bravo “Per la PA, l’adozione di una piattaforma CDE è fondamentale. È uno degli strumenti che permette di ottenere da subito un guadagno concreto in termini di performance e chiarezza dei processi. Avere un unico ambiente di condivisione per documenti, contenuti e approvazioni riduce drasticamente la complessità e favorisce la collaborazione. Spesso è il nostro “cavallo di Troia”: ci permette di mettere ordine nei processi interni e di fare emergere le reali dinamiche organizzative su cui intervenire.”

Parliamo di formazione. Come progettate i percorsi per gli enti pubblici?

Federico BravoLa formazione deve essere partecipata, co-progettata, non frontale. Non deve essere nozionistica, ma un momento di dibattito, di allineamento sui fondamentali metodologici e organizzativi, di confronto tra servizi diversi. Il BIM è pervasivo: coinvolge figure tecniche, amministrative e manageriali. La nostra esperienza dimostra che la formazione diventa efficace quando genera curiosità, dibattito e confronto reale sull’organizzazione. È così che si abbattono le barriere e si costruisce consapevolezza.”

Spesso però le PA si trovano ad agire con urgenza, spinte dall’obbligo normativo. Come gestite questi casi?

Federico Bravo “È vero, la maggior parte delle organizzazioni ci contatta quando la scadenza è imminente. In questi casi il nostro approccio è rappresentato dal coaching operativo: affianchiamo l’ente mentre apprende, lavorando direttamente su appalti pilota o capitolati di gestione informativa. La scadenza diventa così un acceleratore virtuoso, e l’esempio pratico è lo strumento più efficace di apprendimento. L’obiettivo è duplice: adempiere subito e, contemporaneamente, costruire autonomia per il futuro.”

Quali sono, in sintesi, le chiavi del vostro metodo?

Federico Bravo “Direi cinque:

·         Competenza di base nella progettazione di alta formazione;

·         Formazione partecipata, progettata sull’ente, per allineare cultura organizzativa e metodologia BIM;

·         Coaching su appalti pilota, per trasformare la teoria in prassi e consolidare fiducia;

·         Adozione del CDE come abilitatore digitale e strumento di collaborazione;

·         Co-progettazione organizzativa, per rendere il cambiamento duraturo e consapevole prevedendo inizialmente una revisione periodica dell’atto organizzativo, che deve evolvere ogni anno sulla base dell’esperienza maturata. 

Tutto questo per costruire autonomia, non dipendenza: il vero successo per noi è quando l’ente diventa capace di guidare da solo la propria evoluzione.”

In chiusura, qual è il messaggio che si può trasmettere alle PA che si affacciano ora al BIM?

Federico Bravo “Che il cambiamento non deve spaventare. È un percorso che si può affrontare un passo alla volta. La somma di tanti piccoli passi determina uno step evolutivo notevole, senza traumi. Il BIM, se vissuto come opportunità, è un percorso di crescita organizzativa, non solo digitale. E il nostro compito è accompagnare questo cammino con concretezza, esperienza e una visione pragmatica del cambiamento.  Il nostro approccio all’introduzione del BIM nella Pubblica Amministrazione unisce – in altre parole - metodo e flessibilità, formazione e sperimentazione, organizzazione e tecnologia. Solo così da obbligo si potrà parlare di opportunità, solo così il BIM diventa uno strumento effettivo per governare il cambiamento e valorizzare il patrimonio informativo della PA.”

 

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